mercoledì 16 novembre 2011

Odierni ostaggi di pazzi, elementi naturali e vodka da discount


(Fotografia di Francesca Anita Modotti)



La serenità è un pezzo di seta bagnata che s’agita al vento d’autunno. Mi sbatte sugli occhi rubando qualche lacrima,  mi perfora le palpebre socchiuse, mi ghiaccia il bulbo. Invano tento di nascondermi e di evitare le nuvole di fango che bombardano senza pietà questo scranno d’infami sul quale, mio malgrado, mi trovo seduto. Le lacrime piovono anch’esse, e si confondono col male. Tutto corre, e il mio compagno più del tutto, guida come un pazzo verso un posto che non so proprio immaginare. Mi ha convinto parlandomi di un albero magico capace di contenere tutti i sogni e tutte le emozioni. Io scrivo canzoni. E’ quello che sono riuscito a opporre alla sua follia. Gli è bastato darmi spago e due bicchieri di vodka per convincermi a partire. Mentre lui correva e clacsonava, poi, io ho deciso che una bottiglia vale bene un amore. E ho bevuto, neanche in mezz'ora, tutto quello che potevo finire. Al termine di quel tempo niente è cambiato. Se non il mio posto a sedere, che adesso è diventato un altro. Sto infatti fuori dal finestrino, col culo sullo sportello e le mani sul tettuccio. Il fiocco di seta legato all’antenna sul cofano ha cominciato a percuotermi il viso. Il sorriso. Sì perché sorrido. Sorrido della follia di fango e terra che mi scortica la vista, del fiume d’acqua che mi percorre il corpo scaricando dai piedi sul sedile e all’interno degli anfibi. E delle lacrime che non capisco. Che sgorgano senza argine su questo mondo di paglia e immagine. Su questo niente di alberi sinceri, che solo alle parole hanno rinunciato. E non alla mente, non al campo, non alla battaglia ne’ al circo. E piangendo e ridendo mangio la strada, e il mio amico con me, a farmi chiaro nei pensieri. Alla fine c’è un unico punto in questo percorso. E’ quello in cui arrivi quando arrivi, morto. Ogni postilla, ogni segno, ogni attimo di terrore a cui cediamo, è un corollario sciocco e sbagliato, qualcosa che chissà chi s’è inventato. C’è un’origine a questo nulla, che sia bene o che sia male. E c’è un niente da cui provengo, e a cui inesorabilmente tutti ritorniamo. Che sia un inferno comune o una cella singola, davvero l’ignoro. Ma tutto appare e poi scompare. Per cui di cos’è che abbiamo paura? Ecco, io non ho paura di nulla, e lo dirò all’albero magico quando arriveremo. Gli dirò che non temo il fallimento, la solitudine e la galera. Gli dirò che non temo i tuoi occhi nudi sulla pista del sale. Che non temo di poter vivere, di poter ridere e di poter amare. Non temo il tempo che sceglie al mio posto e non temo le scelte che compio. Non temo la follia degli umani, ne’ la logica ferrea degli elementi. Non temo la notte, ne’ il pozzo dal cui buio il futuro grida disperato. Non temo i fucili, ne’ i cani, le scuole di meccanica della marina e questi belli sgombri cervelli che s’illudono d’essere diversi. Non temo questi razzisti, che baciano i cavi della corrente elettrica perché il loro stato non sarebbe come quello colombiano, e i militari qui non controllerebbero il traffico della droga. Perché è chiaro, non serve un esercito qui per gestire l’impresa. Perché qui saremmo diversi in non so bene cosa. Nella storia? Nella gloria? Nell’onore? O nel colore della pelle? Ecco, il razzismo è davvero imponente, sgusciante. E i cervelli sono gomitoli di spago sotto il diluvio di questa notte. Districami un’idea per favore, chiariscimi un concetto. Cos’è che si deve compiere dopo tutto questo tempo in cui io sono qui e aspetto? Perché il tempo è tempo e si compie anche per un solo istante. Ma in questa verità, e lo dirò all’albero appena ci incontreremo, io non ci vedo nulla di consolante. 

9 commenti:

  1. Io a volte temo gli orologi che con il loro ticchettio mi violentano il silenzio. E anche il rum del discount, la vodka mi manca.

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  2. Tutto il "meccanismo" fa leva sulla paura e il razzismo infatti è paura, una delle più insensate e infondate...eppure...ne siamo circondati...!!

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  3. @Emma Peel per LMA il rum e' mal di testa assicurato. con la vodka, se si limita a quella, il giorno dopo puo' fare e disfare. e tornare a sfondarsi alla fine. lo so lo so... e' un caso disperato...

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  4. io invece sono molteplici le cose che temo... in primis me stessa.... ;)Jù

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  5. "La serenita’ e’ un pezzo di seta bagnata che s’agita al vento d’autunno"ho letto la prima battuta e mi sono emozionata,per poi "cadere "nella profondità del resto..raccontato..passare da te è sempre "una ricchezza".
    ciao caro alpe :).

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  6. @soleininside oh carissima chi si rilegge :) un bacio

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