(Foto di Francesca Anita Modotti)
Manchiamo
decisamente di metodo, ecco, e non saprei nemmeno dire perché. A scoprirlo
avrei giusto bisogno di un metodo. Il fatto è che la strada curva. Sdrucciola
in discesa mentre schernisce i ponti lì in fondo alla valle . E quelli stanno
muti, invecchiati, impotenti, letteralmente cancellati nella prospettiva, dal
cemento dei cavalcavia. Comunque andiamo, giochiamo, viaggiamo, facciamo
raccolte di more selvatiche ai bordi del sentiero. Le nubi colano sulle pareti.
Piuttosto che noi, il segreto del mondo lo conosceranno le rocce, che infatti
non si interrogano. Ci scrutiamo negli occhi e resta taciuta la certezza che
nessun segreto in realtà ci sia da conoscere. Sgomenti, guardiamo le nuvole e
ormai quelle rivestono per metà le montagne scoscese a urlo. Ci prendiamo per
mano convinti che sia la sola cosa da fare. Ci lasciamo al primo incrocio, o
cento anni più avanti, con la stessa convinzione. Chiamarlo amore ci
uccide. Dirne che ha un principio d'ordine, una disciplina, ci svena di rate e
di mutui accesi come s'accendono gli incendi nei boschi: in maniera dolosa. Con
impegno. Con grande profusione di combustibili, carburanti e detonatori. E'
vero, un detonatore lo fai con pochi centesimi (una sigaretta, qualche
fiammifero, un laccio o un po' di nastro isolante). Ma sono solo nozioni
queste, mentre fare il bombarolo è una vera vocazione. Una resa al metodo. Alla
bugia che esista un segreto sotteso alle cose. Qualcosa da cercare. Chiedilo a
queste pareti rocciose, a questa fessura tra le montagne. Così ho poggiato il
palmo della mano sulla pietra. E in un punto più stretto, allo sbocco
della valle, li ho poggiati entrambi, mettendomi in croce tra i denti del
canyon. Non la senti l'energia statica? Ti ho chiesto. E tu
hai riso. Perché non ci sono segreti da svelare a questo mondo e anche il
metodo è una bugia. Lo usiamo come si usa il bastone nei tratti in salita.
Picchiando in pianura tra le serpi, facendo rumore. O magari incrociandolo
dietro la schiena, quando l'ombra dei pioppi di sera traveste la strada. Ecco,
a noi non interessa. Noi rallentiamo il passo, fingiamo sia presto.
E' la parola "mutuo" che mi mette l'ansia.
RispondiEliminaChissà poi perchè. :p
Per quanto riguarda il resto..
Mi piace molto come scrivi.
Non aggiungo altro. ;)
ps; Ma è indispensabile la parolina da scrivere prima di pubblicare il commento? E' na gran rottura di balle. Grrrrrrrrr!!
@STORM ah non me ne parlare! non ho ancora capito come funzionano le cose qui su blogger. Cinzia per esempio, che in genere scrive da anonima, oggi non riesce proprio a commentare. io su alcuni blog devo scrivere la "parolina" e su altri no. inoltre fino a quando non ho cominciato ad usare google crome commentare altri era praticamente impossibile.
RispondiEliminaps il mutuo non s'accende per autocombustione, qualsiasi cosa ti dicano...
RispondiElimina..."Rallenta il passo" s'intitola una mia poesia, che ha dato il titolo al mio primo libro...Un invito a soffermarsi per guardare meglio...anche quando le nubi sembrano offuscare tutto...anche se a volte sembra davvero che non c'è più nulla da cercare, da scoprire...
RispondiEliminaRallenta
il passo,
guardati dentro,
non prosciugare
un’altra attesa.
Tu sei nel mondo,
la vita abbonda
e ti circonda.
Buttati dentro.
@luisaluz ehi guarda caso qualcuno me ne mando' una copia.. :)))
RispondiElimina:-))) ciao Kap....
RispondiEliminaocchio!
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