Sono io sono proprio io / che non mi guardo piu’ allo specchio / per non vedere le mie mani piu’ veloci / nel mio vestito piu’ vecchio
(Ivano Fossati)
(Foto del nucleo di Halley scattata dalla sonda Giotto)
E fu così che dal vespro venne il domani e dal
domani vennero gli altri giorni. Il bisogno sorrise insieme al sole, e ci fu
silenzio. Dal mare la luce saliva a strisce ampie di arancio, tra fumi scuri di
nubi viola e azzurro. Avevi sedici anni e tutto sembrava fermo. Nell’assurdità,
il momento senza storia si allunga su una dimensione che non conosce, e che
quindi non sa percepire. Il vizio sarebbe accorso con la rapidità
dell’apprendimento. E subito avrebbe condotto il tramonto ancora e ancora. Dove
andrai? Mi chiedesti quando già della tua pelle ero il padrone, e stesa la
ammiravo sul camino, sui castelli di sabbia che con tanta perizia i bambini
avevano costruito durante il giorno. Una coppia di ragazzi ci faceva compagnia.
Giocavano. A palla, con le racchette e poi a tirarsi un cerchio di plastica che
nel vento descriveva curve incerte tra mani meno ardite. Ardenti le nostre
mani, invece, si frugavano nei corpi. Perché la gioventù è un astro in
picchiata sul niente. Una compagna poche sera prima, a cena, mi aveva accusato
di non capire, proprio mentre lei criticava, in maniera costruttiva,
quello che avevo scritto-quello che scrivo e-quello che scriverò. Dove
andrai nel primo giorno di maggio? ricordo che non le avevo
chiesto. Immagino che sarai sotto il palco a leccare frasi senza senso
e sputare su gracidanti neri d’altri stagni. Parole. Ecco cosa conosce
il mondo. Parole. Come se ogni gesto non potesse altro che soccombere
all’organicità. Intanto avevi sedici anni e la sera scendeva, e il domani già
sorrideva. Non più col sole, invero, quanto con la luna. Che dal mare gialla saliva.
Il riflesso si stese sulle creste d’argento. Nessuna vela all’orizzonte. Mi
chiedesti di tenerti a battesimo, e io pensavo. Che la spiaggia è un luogo di
riserva, dove atterrare in emergenza è sempre possibile. Eppure avevi il sapore
del tempo che accelera i battiti e porta via i ricordi. Forse erano le tue
curve, ipotizzai. Note, consuete, familiari. Ma mai più avrei creduto a quella
magia: come se il nero, di colpo, non avesse avuto parte alla mia storia. O
come se, malgrado quel nero, sarebbe bastata un giornata in spiaggia col tuo
sapore d’amianto e miele, per poter essere ancora felice, esserlo per sempre e
tornare dove per sempre quel sapore m’avrebbe aspettato. Nonostante tutto,
ancora. Nonostante il tempo. A quando, bici distanti, imparavo a conoscere i
fremiti del consenso. Un ricordo su profili di rame e lino. Ecco, come se
all’improvviso si scoprisse che è vero, e che basta dormire e poi svegliarsi al
mattino, per rinascere, per tornare a essere come è un bambino. Io lo so: è
solo che il tempo si presenta e ti sorride, mentre tu paradossalmente ti
nascondi. Impari lui e dimentichi te stesso. Perdersi, ritrovarsi, non
riconoscersi. La luna intanto spariva nella notte e la notte alla mattina.
Svegliandomi ti trovai con gli occhi chiusi. Mi chinai a bere. Aspettai i nuovi
giorni.
Dei giorni così io portai via i baci di sale e il sole che aveva negli occhi, verdi come quei boschi e le età che aveva per me, il fondo del mare scherza con la gravità, giocammo a liberarci da tutto lacci e lancette..la pelle e le onde spiegavano il tempo come un respiro sulle spiagge vicine alla ferrovia.. l’eternità di un sempre che non c’è, l’avevamo rubata alla pioggia e alle stazioni..che passano, ma cos’è che passa e non ci passa piu’?...
RispondiElimina"De-SIDERare, restare a guardare Le stelle.."
...troppo bello per commentarlo...
RispondiElimina(luisa)
@Anonimo ...e gli astri in picchiata sul niente...
RispondiElimina@Luisa (il post vanitoso ringrazia)
RispondiElimina...e il pre vanitoso che fa?... ;-)))
RispondiEliminadelusione, morte, tenerezza.pesca per la priorità e agita bene prima dell'uso.
RispondiEliminameraviglioso!
RispondiEliminaleggere, rileggere... ed ogni volta c'è qualcosa di nuovo che mi colpisce... all'inizio gli astri in picchiata, ora le strisce ampie di arancio... e colpita rimango a terra, nel rimpianto di un'adolescenza di cui non ricordo solo profumi.
RispondiEliminaancora felice per sempre, basta un ricordo di profili di rame e lino.
RispondiElimina@Anonimo-Luisa vende la pelle dell'orso prima di averlo ucciso?
RispondiElimina@Anna gli adolescenti in effetti sono ben agitati...
@soleilinside meravigliato, piu' che altro...
@annali' e chi dell'adolescenza sua puo' ricordare solo profumi? e' un astro in picchiata sul nulla, no? non c'e' tempo, pero', proprio per questo motivo, per i rimpianti.
@sorella sembra incredibile ma basta quello, lo giuro :)
E' la seconda volta che vorrei commentare ma non trovo nessuna parola da aggiungere.
RispondiEliminaE' un post bellissimo, come quello prima e quello prima ancora.
Hai un modo di scrivere affascinante e snello.
Complimenti davvero.
slanciato (come mio cugino, verso il basso) :))
RispondiEliminameravigliata io(ed in senso positivo,della meraviglia ,di questo meraviglioso post.
RispondiElimina(sei bravo e lo sai bene).
:)
sì...direi di sì.... :-))
RispondiEliminaciao kap
(luisa...avolteanonima...)