(Fotografia di Francesca Anita Modotti)
"Quando illumina la notte senza una scusa
tutto quello che raggiunge brucia"
("10 anni piu' vecchio", Centro Sociale Trakkignani)
Ecco, alla
fine il tempo ha parlato. Ha fatto il suo primo accenno. Adesso non so che
pensare. Perché questo, comincio a crederlo seriamente, deve essere un qualche
cazzo di tumore. Dite che faccio il tragico? Ah beh non lo so. Certo che voi
non state nella mia testa, e quindi mica lo sapete cosa vedo da qua dietro … E
se anche a voi apparissero fantasmi in sogno? E se anche voi foste in
comunicazione con qualche altro malato che nel cervello ha una roba ma nessuno
sa bene cos’è? Perché, e credetemi, so quel che dico, nessuno ha una precisa
idea di che ci sia nel cervello e ancora di più nessuno ha una neppure vaga
idea di chi ci abiti. Beh, se così fosse? Se apparissero pure a voi mali e rami
ben pasciuti di fronde? Se ci fosse l’interrogativo e solo quello rimanesse?
Perché magari l’altro malato ha solo paura, e mica è malato davvero. E allora
io, indomabile io, beh allora capirei. Sarebbe normale. Dato che questo immenso
silenzioso può sembrare addirittura un male oscuro, certo che farebbe paura. Ma
se così non fosse? Il dubbio viene, sapete? E se così non fosse allora saremmo
come le piante di liquirizia. Le cui radici in reticolo s’allungano e le
collegano l’una all’altra. E quel grosso male sarebbe nostra madre, e tutto
spiegherebbe. I sospiri, il vuoto allo stomaco, i sogni e le intemperie. Cosa?
Chiedete se io abbia più paura del tumore o di altro? Che domande … io so qual è
il piano. Il tumore o chi per lui me l’ha detto. Cosa cambia averne o no paura?
Ho delle immagini, una sorta di scaletta. Non so come si arriva da un anno
all’altro, ma so dove si arriva. Potrei sedermi tranquillo ad aspettare, se fossi
uomo di fede. E invece no, invece il destino ha bisogno di carne e sangue per
compiersi, altrimenti resta come il fantoccio vuoto che cade a terra. Come il
burattino senza fili. Come la giacca infangata che qualcuno mi ha levato ieri
sera, mentre ero sbronzo, e ha lasciato a terra. Sgonfia la guardo e sorrido.
Fuori c’è una fitta nebbia. L’affetto con gli occhi e ti trovo. Sei come il
faro sul molo. Non c’è nulla che possa impedirti di raggiungermi.
Spiazzantemente forte come un destro di un grande campione, come sempre. Complimenti
RispondiEliminanulla !
RispondiEliminalupac...
di questo si vive, seminando cadaveri lungo sentieri tra i campi, pur di raggiungere fari, fantasmi tra la nebbia
RispondiElimina(omerita)
Il destino ha bisogno di carne e sangue per compiersi...e prima o poi tocca a tutti fare i conti con i "nostri"fantasmi ...percepire,esplorare...e provare senza troppe esitazione...il brivido dell'adrenalina...
RispondiEliminasei sempre devastante quando scrivi grazie ;)
@sabrina ancarola LMA dice che da spiazzato uno finisce a scrivere cose spiazzanti...
RispondiElimina@anonimo pulla!
RispondiEliminamanoc
@omerita ah per me ci si muore pure...
RispondiElimina@JuJu dai Ju, va bene l'adrenalina, ma scendi dal tetto adesso...
RispondiEliminaForse il tumore pensa che l'uomo che c'è attorno a lui, sia il suo tumore...
RispondiEliminaNULLA!LUPACCHIOTTA. P.S. MA MANOC CHE SIGNIFICA
RispondiElimina@Lorenzo pensa male, non sbagli (c pavese)
RispondiEliminaçlupacchiotta assolutamente niente :)
RispondiEliminascendo dal tetto ma continuo a sbroccare.... nn c'è alternative, e nn ci sono scelte.... ;)
RispondiElimina...che business sono i tumori....!!!
RispondiEliminalo sai vero?!... che ti voglio bene
RispondiElimina(lupacchiotta)
@luisaluz mamma che iene... :)
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